Il nuovo Presidente dell'UCIPEM, dr. Francesco LANATA', presenta il tema del convegno, insieme al nuovo Consiglio Direttivo eletto a gennaio scorso.
Armonia e Etica
Relazione del Presidente
Lanatà al 24° convegno Ucipem di Rimini
Come ormai sapete da molti anni
l’UCIPEM organizza in maniera alternata convegni e congressi. I convegni sono
ad uso interno. Sono momenti di incontro tra e per gli operatori dei nostri
consultori. Con il convegno del 2012 di Frosinone abbiamo voluto mettere a
fuoco la persona dell’operatore. Anche quest’anno l’operatore rimane al centro
dell’attenzione del convegno; solo che questa volta vorremmo avere come
obiettivo la sua specificità, il suo senso di appartenenza all’Unione, il significato
di appartenere all’UCIPEM in quanto realtà dinamica, chiamata a rispondere a nuove
domande in una società sempre più complessa, cosa che si può ottenere senza ovviamente
cambiare i principi ispiratori.
Il titolo del convegno è
evocativo di quello di cui parleremo in questi giorni, del contenuto delle
relazioni e dei lavori di gruppo.
Se la mia past president Gabriela
Moschioni mi ha contagiato: l’amore per l’UCIPEM, il mio past past president Beppe
Sivelli mi ha trasmesso un’abitudine: quella di dare inizio alle relazioni con
una storia.
Con questa storia vorrei introdurvi
nel tema del clima interno nei e tra i nostri consultori UCIPEM; vorrei
introdurvi al tema della ricerca dell’armonia, la stessa armonia che si può apprezzare
in un componimento musicale o in un tessuto dove i colori dell’ordito si
distribuiscono e si amalgamano nel contesto della trama.
Per fare questo parleremo di
musica e cominceremo con una piccola
storia.
È la storia di un professore
d’orchestra che suonava il contrabasso. Questo professore una sera, dopo
l’esecuzione della Sesta Sinfonia di Beethoven, per la prima volta torna a casa
entusiasta, felice fino all’inverosimile. A cena, seduto al tavolo insieme alla
moglie e ai figli, vuole raccontare il motivo di tanta gioia: “Sapete? Oggi è successa una cosa incredibile: una cosa
mai successa prima. L’esecuzione della Pastorale è stato qualcosa di sublime.
Tutti noi musicisti eravamo una sola cosa col maestro, ma non solo con lui, sembrava
che il pubblico intero suonasse con noi e alla fine ha fatto un applauso
interminabile. Certo che Beethoven è un grande, non esistono compositori migliori
di lui. Ma, sapete? C’è un’altra cosa che mi ha lasciato sbalordito: Ricordate
quel pezzo della sinfonia dove io ho quella parte molto importante, quella…” e
lì riproduce con la bocca alcune note in maniera lenta e apparentemente
irregolare che, a sentirle così isolate, sembravano quasi senza senso. “Che
grande che è Beethoven. Voi non potete neanche immaginare che genere di musica
ha composto questo grandissimo compositore per accompagnare questo mio pezzo.
Pensate: mentre io suono le mie note, tutti gli archi fanno …..” e lì prende a canticchiare
a labbra strette un piccolo stralcio di quella che era la vera melodia e che in
quel punto viene eseguita dagli archi.
Questa storiella potrebbe suscitare
una certa ilarità dovuta a quello che potrebbe sembrare un aspetto un po’
megalomane del professore.
Solo che la storia non finisce
qui.
Contemporaneamente, ad alcune
centinaia di metri un altro professore della stessa orchestra, racconta con lo
stesso stato d’animo, la stessa storia riferita alla partitura del trombone che
era il suo strumento.
Fatto è che quella sera, a casa,
tutti i professori d’orchestra raccontavano ai loro familiari la stessa storia
riferita a loro stessi e tutti tessevano infinite lodi all’autore.
Tutti si sentivano importanti,
gratificati, avevano lo stesso stato d’animo.
Tutti, compreso il direttore
d’orchestra, erano convinti di essere importanti. Ognuno, insieme agli altri, sapeva
di aver fatto qualcosa di molto bello e gradito al pubblico e pertanto, di
avere la riconoscenza del pubblico stesso. Tuttavia nessuno si prendeva il merito del successo. Di
tutto questo davano il merito all’autore per il quale nutrivano infinita ammirazione
e gratitudine.
Ma era solo dell’autore il merito?
Era del maestro? Era del professore di contrabbasso? Di quello delle
percussioni? Certamente ognuno aveva fatto la sua parte.
In realtà ogni autore nell’atto
del comporre un’opera, attraverso le note, trascrive sul pentagramma sentimenti
che vengono poi espressi dall’orchestra e sono destinati a raggiungere il cuore
di chi ascolta. Per ottenere ciò il compositore distribuisce le note nella
maniera che ritiene più opportuna, nella giusta sequenza, compone il motivo
conduttore, la melodia, l’accompagnamento, assegna gli accordi ai vari strumenti,
definisce i tempi e l’andamento, indica
i piani e i forti, alcuni orchestrali avranno partiture lunghe e altri
brevissime. Ha bisogno però che tutti gli strumenti dell’orchestra svolgano la loro
parte in maniera tecnicamente impeccabile e in pieno affiatamento. Sa che ciò che
sta componendo e che poi sarà eseguito dovrà attraversare l’orecchio per
giungere al cuore. Ogni singola parte dell’opera potrà essere più o meno lunga,
potrà essere eseguita da un solo strumento, da più strumenti o da tutta
l’orchestra; l’importante è che l’esecuzione sia svolta in maniera tale che i
sentimenti che l’autore vi aveva impresso possano essere trasmessi a chi ascolta.
Immaginate solo per un attimo se una sola delle poche note suonate dal timpano,
come per esempio avviene nel temporale, al quarto movimento della sesta
sinfonia, avvenisse fuori tempo; l’intera esecuzione ne risulterebbe
danneggiata.
Sinfonia (Sin Phonos) significa suonare insieme, ognuno la sua partitura da
eseguire con il proprio strumento. Se tutti i musicisti, avendo compreso il
significato dell’opera, concorrono nella maniera più corretta a riprodurre ogni
suono, ciò che viene percepito dal pubblico che ascolta, sono i sentimenti comunicati
dall’autore, espressi in una armonia di suoni. Cos’è infatti l’armonia se non una
concordanza di suoni che ha come effetto la capacità di provocare un vero e
proprio senso di compiacimento su chi ascolta?
“Suonare insieme” per eseguire correttamente
una sinfonia significa quindi esprimere quell’armonia che proviene dall’opera
musicale e pervade il pubblico che ascolta, gli esecutori e lo stesso direttore
d’orchestra. Questo a patto che ogni musicista o ogni corista, prima ancora di compiacersi
della musica che proviene dalla sua partitura, dal suo strumento, ascolti le
note degli altri. Un vecchio maestro diceva che ognuno di noi ha due orecchi e
una sola bocca, affinché la capacità di ascoltare sia superiore alla capacità
di farsi sentire. I professori di quella orchestra attribuivano il merito del
successo al compositore; in realtà quella sera ognuno di loro aveva semplicemente
cominciato ad ascoltare anche le note suonate dagli altri scoprendo così la
bellezza dell’opera.
L’armonia non è tuttavia una
prerogativa della musica; il suo significato esce da questo ambito per
diventare anche accordo di parole, di pensieri, di idee che si scambiano tra
più persone. Ciò che affascina è che
anche al di fuori dell’ambiente musicale essa riesce ad avere gli stessi
effetti benefici sia sui destinatari dell’atto compiuto in armonia, sia sugli
stessi esecutori.
Il “clima interno” o “clima
aziendale” o “clima organizzativo” che dir si voglia è un tema di cui oggi
spesso si sente parlare nelle aziende comprese quelle sanitarie. Teoricamente
dovrebbe trattarsi di un qualcosa mirante a rendere il lavoro più gradevole,
più dignitoso e in quanto tale, fonte di soddisfazione e di benessere per ogni
persona che svolge l’attività lavorativa e quindi in grado di prevenire lo
stress lavoro-correlato. In realtà, dai questionari che vengono elaborati e
distribuiti per essere compilati dagli operatori e poi analizzati ai fini della
sua valutazione, si percepisce come il cercare di favorire il miglioramento del
clima interno spesso miri solamente a rendere il lavoro più produttivo, quando
addirittura non si risolve in una semplice raccolta di fogli stampati, utile
soltanto al mantenimento dei requisiti
essenziali per l’eventuale accreditamento istituzionale di quell’azienda.
Anche se la parola consultorio
richiama le Aziende Sanitarie Locali (ASL) non è così per i nostri consultori.
I nostri consultori, anche se devono presentare i loro bilanci, specie se sono
convenzionati, non sono aziende né
fanno parte di aziende che hanno la necessità di produrre reddito. I nostri
consultori sono ONLUS, sono organizzazioni senza scopo di lucro. Il nostro
clima interno è e deve essere un clima che viaggia cullato da note armoniche
che coinvolgono tutti gli operatori. Chi deve contribuire al mantenimento di
questa armonia? L’opera è stata composta dal primo compositore, Don Paolo Liggieri, gli
arrangiamenti sono stati fatti dai padri fondatori. Sta ora al Direttivo, ai
Delegati regionali, ai Direttori e a tutti gli Operatori eseguire la sua
sinfonia con i sentimenti espressi dall’autore e fatti propri.
Quando Don Paolo fondò il primo
consultorio è logico pensare che aveva in mente solo il bene della famiglia e il
recupero della sua armonia. Mi piace pensare che i padri fondatori, quando
hanno pensato all’UCIPEM abbiano preferito dare il nome di unione affinché
l’ideale di armonia da recuperare nella persona e nella famiglia, si
realizzasse anche all’interno dei consultori nel rapporto tra gli operatori e nel
rapporto tra i consultori pur con le loro diversità di peculiari carismi, di forze
e di mezzi.
L’armonia è essenziale all’interno
di ogni singolo consultorio nel rapporto tra gli operatori e, se veramente
presente, i suoi effetti benefici per forza di cose non saranno trasmessi solo
all’utenza ma anche agli stessi operatori.
Il gruppo di lavoro consultoriale,
l’équipe, è un soggetto diverso da un qualsiasi altro gruppo: mentre un
semplice gruppo è una pluralità in interazione, l’équipe è una pluralità in
integrazione sia nel momento in cui lavora nell’accompagnare l’utente nel
cammino che dovrà affrontare, sia nella gestione delle attività dello stesso
consultorio. La collaborazione nella équipe si fonda su relazioni di fiducia,
sulla negoziazione continua di metodi, sulla condivisione di decisioni,
obiettivi, sulla ricerca attiva e condivisa di soluzioni che nascono dalle
proprie idee e dalle proprie competenze in dialogo con quelle degli altri.
Tutto questo richiede fatica, perseveranza, metodo, verifiche periodiche.
Per fare riferimento al titolo
del convegno pensiamo a un bellissimo ricamo su una tela. Se voltiamo la stoffa
troveremo spesso qualcosa di diverso: si intravede il ricamo ma ci sono anche
fili tagliati e poi annodati, si vede insomma il lavoro e la fatica degli operatori.
Il sacrificio finalizzato al bene
dell’altro è di per sé un bene per chi lo compie. Quale è quell’operatore di
consultorio che, lavorando in piena gratuità, non è pronto ad asserire di
ricevere più di quanto non dia? D’altra parte quanto può essere frustrante per
un operatore non sentirsi in armonia con altri operatori! E quanto può essere
frustrante per un consultorio non sentirsi in armonia con altri consultori o
con lo stesso Direttivo e viceversa!
Prendersi cura degli utenti comporta
necessariamente prendersi cura in egual misura delle relazioni con e tra gli
operatori. E cosa è questo se non etica della comunicazione che all’interno di
un gruppo è propedeutica alla armonia in seno allo stesso gruppo?
La carta dell’UCIPEM è molto
chiara sul riferimento evangelico a proposito dell’agire consultoriale ed è
proprio nel Vangelo che troviamo scritto: “Amatevi gli uni gli altri come io ho
amato voi”.
In un consultorio familiare, nel
rispetto dell’armonia, vi è una parte che viene affidata al consulente
familiare il quale, primus inter pares, a sua volta viene abilmente e
amorevolmente affiancato dagli altri operatori che sono egualmente importanti.
Se la musica che si ascolta in un
consultorio potrebbe essere paragonata a
quella di un’opera lirica, la musica nell’UCIPEM e quindi tra i consultori potrebbe
essere vista come una musica Jazz dove, a causa delle comprensibili diversità
tra un consultorio familiare e l’altro, ai non addetti potrebbe sembrare
disarmonica, potrebbe sembrare che non ci siano elementi che li accomunano,
come se fossero tanti strumenti che
vanno per conto proprio producendo un’incomprensibile accozzaglia di suoni. In
realtà, chi conosce il Jazz sa che esiste un preciso motivo conduttore, un leitmotiv
composto dall’autore intorno al quale ruotano tutti gli strumenti variamente
arrangiati.
Data per scontata la
professionalità che ci qualifica e che, ovviamente, è indispensabile alla
nostra attività, per noi il motivo conduttore è quanto scritto nella carta
dell’UCIPEM. Primo fra tutti la capacità di accogliere e accogliersi che è
espressione di quell’amore evangelico gratuito, stupefacente e misterioso che
raggiunge l’utente ma che prima ha contagiato e coinvolto tutti gli operatori. Se
un piccolo pezzo di carta di pochi centimetri quadrati, dopo quasi mezzo
secolo, riesce ancora ad essere il collante dell’unità nella diversità dei
tanti consultori che aderiscono all’UCIPEM, è davvero una grande carta.
Sta ora al Direttivo continuare a
viverla e mantenerla viva nel cuore di ogni operatore affinché continui ad
essere nel tempo riferimento metodologico e valoriale.
Per leggere le altre relazioni del Convegno vai sul sito del Consultorio Ucipem di Pescara cliccando qui
Alla fine della lunga giornata di sabato, dedicata ai lavori nei gruppi interdisciplinari, il Consultorio di Rimini ha offerto una bellissima e sonora sorpresa ai convegnisti, con lo spettacolo CANTA PER IL MONDO, mirabilmente interpretato dai ragazzi dell'Associazione AMARCANTO di Rimini, diretti da Laura Amati. Armonia e passione hanno entusiasmato tutti i partecipanti che hanno dedicato un'ovazione ai giovani artisti.
Guarda il videoI RAGAZZI DI AMARCANTO |
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