LA VITA E' BELLA

Titolo: La vita è bella
Scritto e diretto da Roberto Benigni. 1997
Distribuito da: Cecchi Gori
Il film di cui parliamo in questo numero è un’opera molto conosciuta e sicuramente non era necessario che noi lo vedessimo per voi. Ha vinto 3 Oscar nel 1999: Miglior film straniero, Migliore colonna sonora drammatica, Migliore attore protagonista.
Ma proprio per questo essa merita una piccola riflessione. Eccola.
Guido Orefice, cameriere e poi librario nell'Italia del ventennio, ha sposato una maestra ricca, ed è ebreo. Esattamente come il suo vecchio zio, e come Giosuè Orefice, il suo bambino. Come tutti gli ebrei, i tre sono stati caricati su un camion, poi su un treno, e portati in un campo di concentramento dove Guido, con un coraggio da leone, inventa un gioco, perchè Giosuè non si spaventi e riesca, magari, a sopravvivere. Il gioco va avanti fino al giorno in cui Guido viene allontanato ed eliminato. Ma la guerra nel frattempo è finita, Giosuè esce, incontra la madre e le va incontro contento, dicendo: 'abbiamo vinto!'.
Perchè vedere o rivedere questo film?
Credo che tutti noi abbiamo visto questo film tanti anni fa, sicuramente come film che tratta dell'olocausto, e magari abbiamo apprezzato il modo con cui Guido affronta questa grande tragedia, cioè proponendo al figlio un gioco, con l' idea di salvarlo dall'orrore. Il mio invito è di fare un'altra lettura di questo film, e cioè una lettura orientata alla 'resilienza' , tema attorno al quale si svilupperà la prima Giornata di Studio Aiccef del 2010. La resilienza si può definire come 'il processo di riadattamento di fronte ad avversità, traumi, tragedie, minacce o anche significative fonti di stress '.
Questo è il processo portato avanti da Guido: l'evento tragico non cambia, l'olocausto è reale, ma cambia il modo in cui Guido interpreta l'evento,e cambia la sua risposta ad esso. L'equilibrio tra drammaticità e comicità è perfetto; anche quando va incontro alla morte, Guido ride e scherza perchè il figlio possa continuare a credere che la vita sia bella.
Benigni, con questo film, ci ha quindi dimostrato come sia possibile superare una fase drammatica dell'esistenza attraverso l'umorismo, elaborando una originale strategia di 'coping' e resilienza.
Accrescere la resilienza è un percorso personale; le persone possono usare varie strategie, anche come riflesso di differenze culturali, e un approccio che funziona per una persona, potrebbe non funzionare per un'altra, ma una cosa è certa:ogni nostro cliente in consulenza possiede la capacità di sviluppare resilienza e il consulente lo può accompagnare in questo cammino, nella speranza di poter costituire, in un futuro, speriamo non molto lontano, una 'comunità resiliente' che abbia come suo fondamento fattori identitari, coesione sociale, comunità di intenti e di valori.
Licia Serino

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